CONFERENZE
1945 – 2005 : a sessant’anni dal “terrore titino”
Cosa è accaduto in quei tragici mesi alla fine della seconda guerra mondiale? Perchè le Foibe, le deportazioni, il terrore titino? Di chi sono le responsabilità?

L'analisi di Paolo Sardos Albertini presentata al convegno del 20 e 21 aprile 2005

 

La tesi "giustificazionista"

Costituisce una variabile della tesi incentrata sul conflitto etnico, nel senso che individua sempre come protagonisti gli Slavi , in quanto tali, ma pone l'accento sul giustificare, sul legittimare il loro, operato.

I "titini" - sostengono taluni - massacrarono, infoibarono, terrorizzarono, ma tutto altro non era che la (giusta?) reazione per quanto fatto dagli Italiani, dai fascisti a danno delle popolazioni slave della Venezia Giulia.

In tale impostazione vengono quindi evocati veri o presunti crimini degli Italiani, si citano dossier approntati dal Maresciallo Tito per contrastare le accuse nei suoi confronti, si scoprono campi di detenzione di Sloveni e Croati in Italia durante la guerra.

La base di questa interpretazione è costituita, in buona sostanza, dal ritenere la vendetta non solo una attenuante, ma addirittura una giustificazione, se non addirittura un merito.

Gli Italiani, i fascisti avevano commesso violenze e soprusi a danno degli Slavi? Era quindi giusto (magari doveroso) che questi a guerra finita regolassero i conti a danno degli Italiani.

Il fatto è che quello della vendetta, del regolamento dei conti è un criterio che forse riguarda le popolazioni barbariche, proprio perché barbariche, ma non può trovare legittimazione alcuna tra popoli che siano civili.

Dopo i tragici quaranta giorni dell'occupazione di Trieste, quando il 12 giugno 1945 i Titini lasciarono la città, gli Italiani che avevano visto migliaia di loro fratelli assassinati in poche settimane, avrebbero dovuto - a seguire tale logica - scatenarsi nella caccia allo Slavo, dare vita a veri e propri pogrom nei confronti degli Sloveni presenti nel territorio di Trieste, bruciare i loro negozi, distruggere le insegne, assaltarne le case. E invece niente di tutto questo ebbe a succedere. E nessuno se ne meravigliò perchè tra le popolazioni civili il diritto alla vendetta non esiste.

Nei mesi e negli anni successivi decine e decine di migliaia di Istriani, Fiumani e Dalmati arrivarono nella città di San Giusto accolti nei campi profughi dopo esser stati cacciati, ad opera degli "Slavo-comunisti", dalle proprie case, dalle proprie città. Costoro avrebbero anch'essi potuto abbandonarsi alla vendetta contro gli Sloveni di Trieste e del circondario, i quali - tra l'altro - cercarono di ostacolare in tutti i modi la costruzione di case per i profughi nei dintorni di Trieste, finendo con il protrarre la permanenza degli Esuli nei campi di raccolta.

E neppure ciò ebbe a succedere; nei campi dei profughi, nessuno, neppure i più facinorosi si sognò di organizzare spedizioni punitive per "regolare i conti", per vendicarsi delle violenze subite e delle ingiustizie di cui continuavano ad essere vittime.

La verità - vale ribadirlo - è che invocare la vendetta, come motivazione dell'operare dei popoli, è argomento valido solo per chi sia abituato a muoversi in una logica di pura e semplice barbarie. E un argomento che, prima ancora di essere falso, risulta degradante per chi ne fa uso, nonchè profondamente offensivo per i popoli (in questo caso Croati e Sloveni) cui si intende riferirlo quale "giustificazione" del loro operare. La tesi "giustificazionista" ha infatto il senso vero e profondo di marchiare i popoli Sloveno e Croato come profondamente barbari.. E' questa l'intenzione degli storici (o pseudo tali), dei politici, dei polemisti sostenitori del giustificazionismo?

Il fatto è che l'impulso alla vendetta può esser un impulso (comunque riprovevole) per i singoli individui, ma non può costituire motivazione per collettività intere, per popoli e genti.

Meno che mai può rappresentare una scelta operativa per una realtà statuale. Gli Stati possono farne tante di atrocità, possono ben combinarne di tutti i colori, ma non è pensabile che abbiano a praticare la vendetta.

Nel '45 era uno Stato, quello jugoslavo, che infoibava e terrorizzava popolazioni civili. Il tutto senza più alcuna motivazione bellico-militare , perché la guerra era oramai finita. Foibe e terrore erano realizzati, da organi statuali, non per delle supposte e sterili motivazioni di vendetta, bensì per delle ragioni ben diverse e con degli obbiettivi molto, molto più razionali.