Dal primo maggio 1945 la politica triestina avrà come tema centrale lo scontro tra due schieramenti: da un lato il partito italiano, in cui la Lega Nazionale sarà l'espressione più esplicita e formale, ma che comprenderà tutte le forze politiche che si ritrovano nello schieramento degli Usa e dell'Occidente; dall'altro gli slavo-comunisti, che si coagulano attorno al Partito Comunista e che raccolgono gran parte del consenso etnico sloveno (anche se non comunista).
La Lega Nazionale era stata costituita ancora nel 1891, nelle province italiane dell'Impero Austro Ungarico e cioè Trieste, Trento, Istria, Fiume e Dalmazia. La sua nascita era stata piuttosto travagliata, per gli ostacoli poliziesco- amministrativi messi in atto dalle autorità austriache. Il tutto si era concluso con la sentenza del 28 ottobre 1891 del Tribunale dell'Impero di Vienna che aveva sancito la nullità dei divieti della Direzione di Polizia.
Il quotidiano di Trieste, Il Piccolo, che aveva mandato un suo inviato speciale a Vienna per seguire il processo, usciva con la notizia d'aperture ove si leggeva "La legge ed il diritto ci hanno assicurato ieri la conservazione del più caro dei beni: la lingua, la nazionalità nostra. Per la legge e nella legge rimane la Lega Nazionale e rinvigorito sempre più nella coscienza degli italiani di queste province il loro diritto…". La notizia era seguita da quella dell'avvio di una sottoscrizione pro Lega Nazionale che vedeva, in una sequela di nomi, sia quello del proprietario e direttore del giornale, Teodoro Mayer, che quello dei tipografi che stampavano Il Piccolo.
La Lega Nazionale diventava, in breve, protagonista assoluta della battaglia degli Italiani della Venezia Giulia e del Trentino, per difendere la propria identità. Costruiva e gestiva scuole (arriverà ad avere 21 asili e 28 scuole), apriva ricreatori per accogliere i giovani, organizzava feste e concerti, produceva e diffondeva cartoline ed oggettistica varia (c'erano i fiammiferi della Lega e la pubblicità che li promuoveva "E' proibito di fumare …senza usare i fiammiferi della Lega Nazionale") ed in genere realizzava una presenza di forte egemonia culturale sul territorio che niente aveva da invidiare a quanto più tardi teorizzerà Antonio Gramsci.
Tutto ciò proseguiva, con un crescendo costante, fino all'inizio del conflitto mondiale o, piuttosto, fino al momento dell'entrata in guerra dell'Italia. La sede sociale di Trieste - quella più importante - venne assaltata e data alle fiamme nella giornata del 23 maggio 1915 (e nello stesso giorno veniva bruciata anche la sede del "Il Piccolo"), l'associazione venne sciolta, scuole e ricreatori vennero chiusi ed il patrimonio della Lega fu oggetto di sequestro. Una sorta di bilancio di questa fase è ravvisabile nel rapporto inviato al governo di Vienna dal barone Fries Skene "Nel campo italiano la Lega Nazionale rappresentava l'organizzazione principale dell'irredentismo, ad essa erano affiliati gabinetti di lettura, società di educazione popolare, sodalizi agrari ed economici che, con la scusa di promuovere gli interessi dei propri soci, facevano della politica anti austriaca)
Dopo la vittoria di Vittorio Veneto e il congiungimento all'Italia di larga parte dei territori coperti dalla Lega Nazionale, questa venne ricostituita nella Venezia Giulia e riprese le sue attività: un elenco del 16-17 dicembre 1928 riporta come strutture della Lega ben 80 scuole materne (con refezione agli alunni) e 14 ricreatori e doposcuola. La scuole invece non ci sono più, in tale elenco, perché già trasferite al sistema educativo nazionale. A breve sarà lo stesso anche per asili e ricreatori ed in genere per tutte le altre attività della Lega Nazionale: il tutto "trasferito" all'Opera Nazionale Balilla ed all'Opera Nazionale Italia Redenta. L'atto di decesso della Lega Nazionale porta la data del 13 agosto 1929.
Un premessa certo lunga, eppure necessaria per illustrare cosa era stata la Lega Nazionale, nella sua versione irredentista, quale poteva essere nell'immediato secondo dopoguerra il ricordo che tale esperienza aveva lasciato nel comune sentire dei giuliani e come si trattasse in realtà, propriamente e solamente, di una "cara memoria" di ciò che i propri genitori ed i propri nonni avevano saputo fare in un contesto storico politico completamente diverso e contro un diverso nemico straniero, da quasi un trentennio ormai scomparso dalle carte geografiche (l'Impero d'Austria e d'Ungheria).
Sicuramente non c'era alcun collegamento diretto tra quella Lega Nazionale (ufficialmente chiusa dal fascismo nel 1929) e la nuova realtà triestina emersa dalla fine della seconda guerra mondiale e dall'inizio della guerra fredda. Il collegamento mediato, molto mediato, era solo uno: nella Trieste del '45 una volta di più era messa in pericolo, in discussione l'identità italiana della sua popolazione; l'insidia era più sottile e minacciosa rispetto al passato, perché attivava non solo gli strumenti dell'etno-nazionalismo (quello slavo), ma anche e soprattutto quelli dell'ideologia (era il Comunismo in quanto tale che giocava la partita a sostegno del Maresciallo Tito). E ciò comportava, anche tra gli Italiani, la presenza di una quinta colonna che, per solidarietà ideologica, operava a favore dello straniero nemico.
Certo è che già nell'ottobre 1945 viene formato un organismo promotore - con la presenza di esponenti di diverse forze politiche - che si propone di unire tutti gli italiani della Venezia Giulia, al di fuori di qualsiasi partito politico. "A tale scopo viene proposto di ricostruire la Lega Nazionale, perché con la sua tradizione e con il suo nome che desta tanti ricordi negli Italiani di Trieste, sarebbe garanzia sufficiente per un buon successo." La proposta, messa ai voti, viene approvata all'unanimità.
Nei mesi successivi sorgono peraltro difficoltà, proprio sulla questione del nome e sembra prevalere la dicitura Lega Italiana o Unione degli Italiani; le difficoltà ed il dibattito hanno peraltro quale oggetto specifico e primario i rapporti con i partiti e con il Cln in quanto tale. Nel dicembre dello stesso anno la situazione si è però chiarita; definiti in termini di collaborazione e di non intrusione i rapporti con il Cln, si ritorna così alla denominazione "Lega Nazionale". Il Comitato promotore, nella riunione del 9 dicembre 1945, presso l'Università di Trieste, dichiara "costituita l'associazione denominata Lega Nazionale con sede in Trieste, avente quale finalità la difesa del patrimonio di cultura e di tradizione italiana nella Venezia Giulia riallacciandosi all'opera svolta nel passato dalla prima Lega Nazionale".
Nei primi verbali del Comitato (peraltro parziali e incompleti) non compare il nome di mons. Marzari. Egli è sicuramente presente alla seduta del Consiglio del 19 febbraio '46, come pure risulta che nelle elezioni per le cariche direttive del 28 settembre '46 è il solo don Marzari ad avere l'unanimità dei consensi, anche se sarà chiamato a ricoprire non la presidenza, ma la vice presidenza.
In realtà, tenendo conto del ruolo di don Marzari quale presidente del Cln e delle problematiche iniziali nei rapporti Lega -Cln, risulta chiaramente individuabile il ruolo importante svolto dal sacerdote capodistriano nel definire ed impostare la funzione e la natura della nuova Lega Nazionale. Eloquente e pienamente condivisibile quanto scrive in proposito Roberto Spazzali circa l'azione "…oscura - ma non meno importante - di Edoardo Marzari che, pur ripetutamente assente alle innumerevoli sedute del Consiglio Direttivo, aveva introdotto la Lega Nazionale alla diretta attenzione dell'allora presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi. La simpatia di De Gasperi per la Lega Nazionale trovava fonte di diretta ispirazione proprio in don Marzari che sapientemente era riuscito a creare un rapporto tra la questione giuliana e la necessità di creare un'istituzione di difesa culturale che fosse in grado di dare voce alla situazione in atto nella Venezia Giulia".
Si è osservato in precedenza come don Marzari e gli altri uomini del Cln, di fronte la manifestarsi a Trieste della nuova situazione conseguente alla guerra fredda, si trovassero a dover affrontare due ordini di problemi. Innanzitutto occorreva approntare uno strumento politico atto a contrastare il nuovo nemico che non era più il nazi-fascismo, bensì il comunismo e l'impero dell'Est che lo sosteneva. Il secondo problema era quello di far percepire al Governo di Roma, ai partiti nazionali, alla pubblica opinione italiana questa nuova situazione che per molti poteva apparire scandalosa ed inaccettabile (i Comunisti erano ancora gli eroici protagonisti della Resistenza, la Jugoslavia era pur sempre uno dei paesi "liberatori" e chi ad essi si opponeva poteva essere solo un residuato del nazi-fascismo sconfitto). Un duplice problema, dunque: di azione politica a Trieste e di comunicazione efficace verso Roma. E la Lega Nazionale appare - per don Marzari e per gli altri suoi collaboratori del Cln - la giusta soluzione per entrambe tali esigenze.
Il taglio politico con cui la Lega Nazionale viene proposta è infatti chiaramente riconducibile ad una categoria politica all'epoca di pacifica acquisizione ed utilizzo: il partito italiano. Non certamente un partito vero e proprio, ma solo una associazione; con i partiti la Lega coesiste e collabora, in qualche modo ne accetta la piena rappresentatività e legittimità; ha il compito di farsi portavoce di ciò che costituisce il patrimonio comune di diverse forze politiche (l'identità nazionale), ognuna delle quali conserva intatte le sue specificità e le sue diversità. Partito italiano dunque, ma non partito etnico (come la definizione potrebbe invece far pensare). Il suo senso, vero e compiuto, risulta piuttosto dal confronto, dal rapportarsi all'avversario, a quelle forze politiche che occorre contestare e combattere. E tali forze politiche sono individuabili nello schieramento del Comunismo, nella Jugoslavia di Tito e nello schieramento dei Paesi dell'Est (Giuseppe Stalin & co.); il tutto, nella sintesi approssimata, ma efficace del comune parlare sarà indicato nella definizione di "gli slavo comunisti".
Dal primo maggio 1945, da quando a Trieste scoppia la guerra fredda (e ciò almeno fino al '54) la politica triestina avrà come tema centrale lo scontro tra questi due mega schieramenti, o questi due "poli", per dirla con il linguaggio di oggi: da un lato il partito italiano, in cui la Lega Nazionale sarà l'espressione più esplicita e formale, ma che comprenderà tutte le forze politiche che si ritrovano nello schieramento degli Usa e dell'Occidente; dall'altro gli slavo-comunisti, che si coagulano attorno al Partito Comunista (non è un caso che si definisca Partito Comunista della Venezia Giulia, non Italiano) e che raccolgono gran parte del consenso etnico sloveno (anche se non comunista).
La Lega Nazionale risulta rispondere pienamente, a questo suo nuovo compito, in primo luogo con l'incredibile successo della sua proposta, presso l'opinione pubblica della Venezia Giulia. Bastano solo alcuni dati: nella riunione del Consiglio Direttivo del 25 marzo 1946 Tullio Faraguna prospetta i problemi organizzativi che derivano dal gran numero di adesioni e parla di ben tre mila (!) nuovi soci al giorno. La Lega Nazionale si era presentata ufficialmente alla pubblica opinione con un manifesto il 19 marzo 1946. Il manifesto era stato redatto da Silvio Benco e recava una serie di autorevolissimi sottoscrittori che andavano dal sindaco Gianni Batoli al Rettore Ermanno Cammarata, dal giurista Salvatore Satta al prof. Livio Pesante (futuro maestro di tanta parte dell'intelligenza triestina di sinistra).
Dopo appena sei mesi da tale presentazione ufficiale, vale a dire nel settembre dello stesso anno, la Lega Nazionale contava già ben 180.000 soci. Il tutto a dimostrazione che la scelta operata, quella di far scendere in campo questo strumento politico-associativo si era dimostrata veramente vincente, giacchè attraverso l'adesione alla Lega Nazionale la popolazione della Venezia Giulia si era trovata a poter dar voce a quella scelta di campo - a favore del binomio Italia e libertà - che le veniva invece negata dal rifiuto del plebiscito (reclamato costantemente da De Gasperi, ma sempre senza esito).
Se, a Trieste, la scelta di costituire la Lega Nazionale era risultata vincente, si poteva dire altrettanto per l'altra esigenza, quella cioè di far percepire a Roma ciò che accadeva ed era accaduto al confine orientale? Anche a tale proposito è desumibile che un ruolo centrale l'abbia avuto don Marzari. I suoi frequenti viaggi romani, i suoi contatti nella capitale, i suoi interlocutori primari e cioè lo stesso Papa Pacelli ed Alcide De Gasperi sono la testimonianza di un lavoro intenso e qualificato. In particolare è pensabile che la stessa scelta del nome "Lega Nazionale", preferito a quello di "Lega Italiana", possa aver avuto una qualche motivazione nel voler proporre a De Gasperi una denominazione, una figura a lui famigliare, per quella che era stata la prima Lega Nazionale, presente tanto a Trieste che a Trento, una denominazione che - come era successo per decine di migliaia di triestini - così anche per al trentino Presidente del Consiglio evocava sicuramente un "caro ricordo" del passato e, specie se proposta da un personaggio come don Marzari, una sicura garanzia di non trovarsi di fronte a niente di avventato ed avventuroso.
La rinata Lega Nazionale servì dunque sicuramente a far percepire a Roma il dramma giuliano, servì anche ad attivare i primi soccorsi nazionali agli esuli istriani che fuggivano dalle orde titine, costituì il primo embrione ed il punto di riferimento dei primi comitati giuliano dalmati che cominciarono a costituirsi in giro per l'Italia. Tale giudizio è formulato da Roberto Spazzali, nel suo pregevole lavoro dedicato alla ricostituzione della Lega Nazionale dove, nelle conclusioni finali, scrive testualmente: "In quei primi mesi di vita la Lega Nazionale potè contare su un solo grande amico, perfetto conoscitore di quelle che erano state le regioni irredente - in quanto lui stesso protagonista delle maggiori scelte - nonché attento osservatore degli sviluppi in atto nella Venezia Giulia: Alcide De Gasperi.
I documenti presenti nell'archivio della Lega Nazionale non permettono incertezze: De Gasperi fu vicino alla Lega Nazionale sin dai primo momenti, attraverso l'amicizia personale con don Edoardo Marzari sostenne la sua attività assicurando il finanziamento, al di là del parere espresso dai partiti do governo, e dando un consistente impulso alla sfera delle "simpatie romane" che era riuscita a costruirsi attorno ai primi nuclei di profughi giuliani, fiumani e dalmati sparsi nelle varie città della penisola, per i quali l'accoglienza iniziale non fu delle migliori a causa della sostanziale ed allora evidente diffidenza nei confronto di coloro i quali avevano operato tanta sofferta decisione."
Un'ultima osservazione sulla ricostituzione della Lega Nazionale. La sua lettura, quale strumento primario del partito italiano, contrapposto al partito slavo- comunista, può forse apparire, a chi non ha vissuto quegli anni, come una forzatura, possibile frutto di una lettura distorta della realtà, posto che nell'elenco dei partiti operanti all'epoca a Trieste non si trova certo traccia alcuna né di quello italiano né di quello slavo-comunista.
In proposito una risposta significativa (e forse curiosa) può venire da un documento proposto da Gianni Chicco nel suo lavoro sulla documentazione diplomatica statunitense ed i fatti triestini del '53. Si tratta di un documento intitolato "Political Parties - British/Unites States Zone - Free Territory of Trieste", risulta datato 5 aprile 1954 a proviene dall'Ufficio Stampa (Press Relations Office) del Governo Militare Alleato del Territorio Libero di Trieste. In tale lavoro vengono presentati tutti i partiti politici presenti sulla scena politica triestina, descrivendone contenuti, mezzi di informazione, dirigenti ed esiti elettorali. A conclusione si analizzano i dati delle elezioni triestine, sia di quelle del 12 giugno 1949 che di quelle del 25 maggio 1952. In entrambi i casi l'anonimo estensore dell'Ufficio Stampa anglo americano fornisce un unico dato complessivo per quelli che definisce Italian parties e ciò in contrapposizione al resto dello schieramento (partito comunista, partiti etnici sloveni ed indipendentisti pro Tito). Le tabelle che concludono l'esposizione riportano le percentuali dei singoli partiti, ma quelli "italiani" (dalla DC ai missini, dai socialdemocratici ai monarchici) vengono sommati in un unico totale che risulta del 63,7% nel '49 e del 62,91% nel '52.
Quell' anonimo funzionario dell' Allied Military Government, Br/US Zone, Free Territory of Trieste, nell'inviare le sue informazioni alle Cancellerie di Londra e di Washington conferma quanto qui più volte sostenuto e cioè che a Trieste, in quegli anni, lo scontro politico effettivo era tra due poli contrapposti e cioè il partito italiano e quello slavo-comunista.